Probabilmente è un accostamento azzardato, o quantomeno paradossale, ma affiancare al poeta romano Gaio Valerio Catullo, nato e vissuto più di 2000 anni fa, il rapper contemporaneo Eminem è ciò che è successo durante una esposizione divulgativa.
In particolare, Jesse Weiner, professore di lettere classiche della Illinois Wesleyan University, ha tenuto una conferenza del ciclo riguardante gli studi Greci e Romani dal titolo “Every Time I Write A Rhyme, These People Think It’s a Crime: Transgressive Poetics and Self-Representation in Catullus and Eminem“.
Ai più smemorati, che non ricordano esattamente i versi delle canzoni più famose del biondino di Detroit, questo titolo potrà sembrare un titolo come altri, ma, in realtà, la prima parte è tratta interamente dal ritornello della canzone Criminal di Eminem, in cui il rapper afferma:
“Every Time I Write A Rhyme, These People Think It’s a Crime”
ovvero:
“Ogni volta che scrivo una rima, queste persone pensano che sia un crimine”
E' proprio quest'ultima canzone che Weiner ha sviscerato per mettere a confronto il controverso modo di rappare di Eminem con i versi intrisi di insulti del poeta Catullo.
Durante la sua analisi, il professore ha sostenuto che ogni artista dispiega una poetica trasgressiva e costruisce una specie di mascolinità per far sì che ci sia la separazione tra l'arte e l'artista stesso. Ha inoltre affermato che sia Catullo che Eminem presentano la propria persona poetica come autobiograficamente autentica, proprio per mascherare e minare questa posizione di autenticità.
Infine, ha sostenuto che i due poeti hanno costruito una persona similmente leggibile, che punta il dito verso le limitazioni del pubblico antico e moderno.
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